Rabbia,
paura e gelosia sono emozioni molto diffuse tra i bambini, che talvolta spaventano noi adulti che siamo al loro fianco perché ci fanno sentire impotenti e inadeguati. Non c’è genitore o insegnante che non si chieda quale sia il modo migliore di rispondere al bambino
quando ci dice di aver paura del buio, o si dimostra geloso nei confronti della
sorellina più piccola.
Monica Rebuffo, nel suo libro “5 percorsi di crescita psicologica”, ci viene in aiuto. Varie, infatti, sono le utili indicazioni che ci offre:
Monica Rebuffo, nel suo libro “5 percorsi di crescita psicologica”, ci viene in aiuto. Varie, infatti, sono le utili indicazioni che ci offre:
- Cerchiamo di “rispettare” l’emozione del bambino, qualsiasi essa sia, anche se ci sembra esagerata ed incomprensibile. “Accogliamola” e rispettiamola. Se il bambino fa fatica a verbalizzarla,
aiutiamolo noi, con parole del tipo “In questa situazione io mi
sentirei…”; legittimiamo
il suo modo di sentirsi,
trasmettiamogli la nostra comprensione.
- Stiamo attenti a non ridicolizzare o ironizzare sul bambino e sulla sua emozione. Cerchiamo, invece, di sdrammatizzare
o di condividere con lui le nostre emozioni di quando eravamo piccoli, per
farlo sentire maggiormente capito.
- Stimoliamo
le risorse del bambino e il fatto che le riconosca come tali: quante paure, ad esempio, ha
già superato? Quante situazioni “difficili” è riuscito a gestire? Quali
abilità ha usato? Quali può usare ancora? Quali risorse esterne (genitori,
insegnanti…) possono aiutarlo? Esploriamo con il piccolo diverse
soluzioni, individuiamo insieme ciò che può farlo stare meglio.
- Nel caso della paura, non obblighiamo il bambino ad affrontarla direttamente, ma rispettiamo i suoi tempi: tuttalpiù mettiamoci a sua disposizione
come “aiutanti” ed “alleati” quando deciderà di confrontarsi con ciò che
teme.
- Di fronte alla sua collera non spaventiamoci né
adiriamoci: è un’emozione “sana” che si genera di fronte ad
una frustrazione. Cerchiamo allora di “rispettare” la collera e di
comprenderla; ciò naturalmente non significa che dobbiamo annullare le
cause che procurano la frustrazione. Piuttosto, convinciamoci che la
frustrazione è inevitabile, ed inevitabile è anche la collera.
- Anche la gelosia, soprattutto quando arriva un
fratellino, è un’emozione assolutamente normale e determinata
dall’angoscia di non essere più “l’unico figlio”. In questi casi,
soprattutto il bambino piccolo può chiedersi se sarà ancora amato da mamma
e papà: cibo e coccole, d’ora in poi, saranno riservati solo al nuovo
arrivato? Anche in questo caso, vale naturalmente l’indicazione di comprendere l’emozione del bambino, riconoscerla e legittimarla. Oltre a coinvolgerlo nella cura del
fratellino,facciamogli
notare le caratteristiche e l’unicità del nostro rapporto con lui,
determinate anche dalle competenze della sua età, diverse da quelle degli
altri figli (“Con te il sabato andiamo al parco a giocare a calcio”, “Tu
mi aiuti a cucinare la pizza…”).
- E infine, vale la pena ribadirlo: solo grazie al
nostro reale
ascolto, all’empatia e alla comprensione, le emozioni del bambino potranno
diventare uno straordinario strumento in grado di favorirne l’autentica
crescita.
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